la superficie del pianeta Terra è suddiviso in sei continenti (le terre emerse) e negli oceani.
il continente asiatico si estende per 43.810.000 km² e conta circa 4.463.000.000 di abitanti (con una densità media di circa 100 ab./km²)
quello americano si estende per 42.330.000 km² e conta circa 1.001.000.000 di abitanti (con una densità media di circa 22 ab./km²)
l’africa si estende per 30.370.000 km² e conta circa 1.200.000.000 di abitanti (con una densità media di circa 36 ab./km²)
l’antartide si estende per 13.720.000 km² e conta circa 1.200.000.000 di abitanti (con una densità media di circa ? ab/km²)
l’europa si estende per 10.400.000 km² e conta circa 741.000.000 di abitanti (con una densità media di circa 73 ab./km²)
l’oceania si estende per 9.010.000 km² e conta circa 40.000.000 di abitanti (con una densità media di circa 5 ab./km²)
la superficie agricola utilizzata, (SAU), è la somma delle superfici aziendali destinate alla produzione agricola
la SAU comprende le superfici sulle quali sono presenti seminativi, coltivazioni legnose agrarie, castagneti da frutto, prati permanenti, terreni destinati al pascolo e vivai
non rientrano nella SAU ma nella superficie agricola non utilizzata quei terreni che sono temporaneamente inutilizzati ma sui quali la coltivazione potrebbe facilmente riprendere con pratiche agricole ordinarie (escludendo quindi il disboscamento o lo scasso di terreni incolti)
la somma della SAU e della superficie agricola non utilizzata fornisce la superficie agricola totale (SAT) non ne fanno parte quelle aree occupate da fabbricati (es. abitazione, depositi, ricoveri per animali…) né quelle destinate a bosco o ad arboricoltura da legno
rapportata al totale della superficie delle terre emerse (circa 15 miliardi di ettari), la SAU rappresenta circa un terzo del totale, ovvero pressappoco 5 miliardi di ettari, nello specifico
3,4 miliardi di ettari destinati a pascolo (compresi gli alpeggi)
1,4 miliardi di ettari di terre arabili
140 milioni di ettari di coltivazioni permanenti (frutteti, palmizi, vigneti, coltivazioni di tè o di caffè)
malgrado il dissodamento e la messa a coltura di vaste aree forestali in Brasile, in Africa e in Indonesia (tra i 12 e i 13 milioni di ha all’anno), la superficie delle terre arabili resta pressoché costante a partire dagli anni Settanta del Novecento a causa delle perdite che avvengono a causa del fenomeno di salinizzazione delle aree irrigate, dell’impoverimento e perdita di suolo agrario e dell’avanzamento dell’urbanizzazione
gran parte della Terra non viene coltivata per l’alimentazione umana ma, fondamentalmente, per produrre mais e soia per il bestiame allevato in batteria
e, come se non bastasse l’agricoltura industriale, che controlla il 90 % dei territori destinati alla coltivazione, “tratta” miliardi di ettari con pesticidi e altri composti derivati del petrolio
le politiche economiche legate al mercato della grande distribuzione sui beni di largo consumo stanno portando all’esaurimento delle risorse naturali, alla distruzione della variabilità genetica della vegetazione spontanea e della fauna, oltre a un aumento consistente del fabbisogno energetico e di emissioni tossiche
gli effetti, spesso devastanti, sul clima e sull’ambiente, che mettono a dura prova la sopravvivenza delle comunità rurali e indigene, sono sotto gli occhi di tutti gli osservatori attenti, critici e informati
il termine “agricoltura biologica” indica un metodo di coltivazione e di allevamento che ammette solo l’impiego di sostanze naturali, presenti cioè in natura, escludendo l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica (concimi, diserbanti, insetticidi)
agricoltura biologica significa sviluppare un modello di produzione che eviti lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, in particolare del suolo, dell’acqua e dell’aria, utilizzando invece tali risorse all’interno di un modello di sviluppo che possa durare nel tempo
l’agricoltura in permacoltura si basa sulle coltivazioni consociate di alberi, arbusti ed erbacee rispettando il suolo e favorendone la continua formazione con processi naturali di biodecomposizione
Bill Mollison, e il suo allievo David Holmgren coniarono la parola “Permacultura” negli anni ’70 in Australia, combinando le parole permanente e agricoltura
nella visione olistica del pianeta, considerato quindi un sistema complesso, la Permacoltura riproduce le caratteristiche di ecosistemi naturali che prevedono un’autosufficienza in cui vi siano un ridotto impiego di energia e di lavorazione agricola.
Morrison e Holmgren enunciarono i seguenti punti, principi di un’etica permanente che porta al rispetto della Terra e si autorigenera
cura della Terra
bisogna proteggere l’ambiente naturale e ricostituire quello degradato
la Terra è un essere vivente: mantenendo l’acqua pulita e abbondante, i terreni ricchi e in buona salute, le foreste intatte, la biodiversità, l’aria pulita e respirabile, creiamo le condizioni per la nostra vita stessa
cura delle Persone
se si progettano gli ambienti urbani per il benessere degli uomini, essi possono prendersi cura della Terra persone e comunità in salute hanno il potere di fare buone scelte
contenere i consumi e ridistribuire il surplus è la base per creare equità e ridistribuire equamente le risorse
la ricchezza in eccesso deve essere usata per aiutare gli altri, investendo nel ripristino dell’ecosistema Terra
una civiltà equa è stabile e duratura, mentre quella che depaupera le risorse della Terra crea inquinamento, degrado dell’ecosistema e povertà
la permacultura diventa quindi stile di vita, con un approccio sostenibile al cibo, alla terra e all’ambiente; propone una nuova agricoltura a basso impatto ambientale, un’edilizia e paesaggi progettati in armonia con la natura e una gestione delle risorse energetiche che porti al loro risparmio
l’agricoltura in permacoltura si basa sulle coltivazioni consociate di alberi, arbusti ed erbacee rispettando il suolo e favorendone la continua formazione con processi naturali di biodecomposizione
il suolo è la grande risorsa nella sua complessità (organismi viventi degradatori e decompositori, sostanza organica e minerali)
nella permacoltura, quindi, i frutteti, i boschetti, le siepi, i prati con i loro arbusti convivono con le coltivazioni erbacee
il rispetto dei cicli biologici e degli ecosistemi con un’autorigenerazione del suolo permette un’agricoltura senza apporto di sostanze chimiche artificiali
Masanobu Fukuoka (1913-2008), microbiologo ed agricoltore giapponese, agli inizi degli anni 30 cominciò a sperimentare un’agricoltura “naturale” in cui la terra non veniva arata e vi era una pacciamatura vivente di erbe spontanee o seminate a coprire il suolo che accoglieva anche le piante coltivate
in questo modo il terreno restava ricco di elementi che non erano più sottratti con il diserbo e l’aratura e eliminava il bisogno di manipolare il suolo e di concimarlo
l’agronoma spagnola Emilia Hazelipl (1937-2003) adattò i principi dell’agricoltura naturale al clima mediterraneo coniando il termine “ agricoltura sinergica”
i dettami dell’agricoltura sinergica possono essere riassunti in quattro principi fondamentali
nessuna lavorazione, nè aratura, né capovolgimento del terreno, nessun apporto di fertilizzanti
nessun concime chimico o compost, il suolo conserva naturalmente la propria fertilità, in accordo con il ciclo naturale della vita vegetale e animale
nessun uso di diserbanti, le piante spontanee hanno un ruolo specifico nella fertilità del suolo e nell’equilibrio dell’ecosistema
nessun impiego di prodotti chimici: la natura è in equilibrio perfetto